Il ghiacciaio custode della memoria

L’incessante aumento delle temperature medie verificatosi negli ultimi anni ha condizionato, su tutto l’arco alpino, il ritiro dei ghiacciai.

Anche la Marmolada è stata drammaticamente interessata dalla riduzione dello spessore del ghiacciaio che nell’estate di quest’anno si è ridotto di circa 10 metri. Tale riduzione, seppure drammatica dal punto di vista climatico, ha permesso di riportare alla luce importanti testimonianze della guerra in alta montagna.

Andrea De Bernardin, l’infaticabile ed appassionato gestore del Museo della Grande Guerra di Passo Fedaia, ha condiviso con me l’ultimo prezioso ritrovamento, custodito dal ghiacciaio per cento anni.

Ed ancora, le vetrine del museo custodiscono un fucile modello ‘91 anch’esso tratto dal ghiacciaio nel 2012 e perfettamente conservato ma permanentemente deformato dall’incessante scivolamento del manto ghiacciato.

Le normative atte a tutelare la conservazione del patrimonio archeologico della Grande Guerra impongono, al di là dei risvolti legislativi, grande rispetto dell’ambiente e dei reperti custoditi che, qualora inseriti nel loro contesto, possono contribuire alla ricerca storica e che, se non correttamente trattati, possono andare incontro a rapido deterioramento. 

Non è da sottovalutare, infine, il rischio connesso alla manipolazione di tutti quegli ordigni che, agli occhi dell’inesperto, possono sembrare inoffensivi e che sono, invece, potenzialmente, estremamente pericolosi.


Per questo motivo è bene che ogni ritrovamento venga segnalato alle Autorità competenti e che venga lasciata agli Esperti la cura e la conservazione dei reperti storici